Fino a poco prima del 2018, dei cinque simulacri che costituivano il gruppo degli antichi misteri di Terlizzi erano note solo tre sculture: due ancora portate in processione il Venerdì Santo, ovvero il Cristo nell’orto degli ulivi ed il Cristo Ecce Homo, rispettivamente custoditi nella chiesa di S. Lucia ed in quella dei SS. Medici, ed il Cristo Morto, anticamente dismesso dai riti processionali e custodito nella chiesa di S. Maria delle Grazie, a cura dei frati cappuccini.
Quest’ultima opera, ancora misconosciuta dai più, era stata portata all’attenzione della città dal giovane studioso Francesco De Nicolo, autore nel 2016 della pubblicazione “Quaresima e settimana santa a Terlizzi. Storia ed iconografia di un rito”.
Cristo Morto
Proprio da queste pagine erano state avanzate ipotesi sulle due statue disperse – il Cristo alla colonna ed il Cristo porta croce – guardando agli omologhi simulacri molfettesi di ben più antica fattura, oltre a ricostruire in modo scientifico gli aspetti storico-artistici ed etnoantropologici di queste antiche ritualità.
A ridestare attenzione sul tema il riconoscimento, in collezione privata, della statua del Cristo alla colonna ad opera di don Michele Amorosini, direttore dell’Ufficio Beni Culturali ed Arte Sacra e del Museo Diocesano Molfetta.
Grazie ad un’intuizione che gli consentiva di accostare la scultura lignea ai tratti ed alle caratteristiche delle altre statue note, è stato possibile confermare la scoperta ricostruendo le possibili vicende storiche dell’opera e riconducendola alla mano del “Maestro dei Misteri di Terlizzi”.
A supportare il sacerdote anche alcuni appassionati di storia e cultori delle tradizioni locali.
Uguale fortuna non è capitata per quanto riguarda il Cristo porta croce del quale, a tutt'oggi, non si conosce che fine abbia fatto.
Con l’intenzione di mostrare alla comunità locale ed agli studiosi l’importante scoperta, presso la chiesa di Santa Maria la Nova è stata pertanto allestita, dal 10 al 22 marzo 2018, una mostra temporanea dal titolo «Ad Pietatem Populi Concitandam Peropportuna - Arte, pietà popolare, tradizioni popolari della Settimana Santa».
Per la prima volta, dopo due secoli, si son potuti dunque ammirare insieme quattro delle cinque sculture dei Sacri Misteri di Terlizzi.
L’iniziativa è stata coordinata da don Michele Amorosini, parroco e direttore del Museo Diocesano di Molfetta, che ne ha promosso la realizzazione in collaborazione con diverse giovani competenze del territorio: dal giovane studioso Francesco De Nicolo al musicista ed artista Giacomo Angarano, passando per Onofrio Grieco operatore della FeArT cooperativa che gestisce da oltre otto anni la struttura museale diocesana. Da questa sinergia è derivato il partenariato del Comune di Terlizzi, la collaborazione dell’Associazione Musicale “Vito Giuseppe Millico”, il patrocinio di “Settimana Santa in Puglia” e tutte le singole e preziose collaborazioni con quanti, a vario titolo, hanno reso possibile questa occasione di crescita culturale della comunità locale.
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione sulla base di informazioni tratte dal web.
- Foto tratte dal web.
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La fortuita scoperta del simulacro seicentesco raffigurante il Cristo alla colonna, e la sua successiva identificazione quale componente dello smembrato gruppo statuario raffigurante i cinque Misteri Dolorosi della Settimana Santa di Terlizzi, offre l'occasione per tornare a riflettere su questo emblematico esempio di iconografia della Passione in Puglia. L'autore delle opere è il cosiddetto "Maestro dei Misteri di Terlizzi", uno scultore locale che trae le mosse dai modelli napoletani che circolavano nel Viceregno, la cui produzione è confrontata con esemplari esistenti tra Puglia e Basilicata (Matera, Salandra, Grottole).
Viene, inoltre, indagato il contesto delle botteghe locali di primo Seicento nel quale si formò, verosimilmente, l'ignoto magister, attivo negli stessi anni di Giovanni Angelo Romano, Raffaele dello Russo, i de Mariano.
La seconda parte del saggio è dedicata ai Misteri di Molfetta, per i quali si riconosce la loro origine da un modello di Michelangelo Naccherino (o Nacherino), scultore non direttamente documentato nella scultura lignea ma che sicuramente influenzò molto gli scultori in legno del primo Seicento , quali Francesco Mollica, Gian Battista Gallone, Antonio Gallo, Aniello Stellato ecc.
Tratto da un saggio del dott. Francesco De Nicolo dal titolo:
in "Spes contra Spem - Studi in memoria di Mons. Domenico Amato"
a cura di L. M. de Palma, Mezzina, Molfetta, 2019, pp. 239-263