Di questa confraternita si possiede ampia e documentata registrazione della sua solenne fondazione, domenica 4 dicembre 1639, proprio in un particolare contesto di eventi drammatici per il paese, fra cui, soprattutto, il susseguirsi di gravi carestie che determinarono quel diffuso fenomeno del pauperismo, più noto sotto la denominazione di grande crisi del Seicento, cui vennero interessati per un quarantennio non solo il Regno di Napoli, ma l’intera Europa. Per la comunità ecclesiale di Terlizzi si aggiungeva la recente e dura esperienza delle ripetute censure canoniche fulminate dal Vescovo Marenta di Giovinazzo contro l’arciprete-prelato Onorato Grimaldi e l’intero capitolo; con gravi ripercussioni per la vita civile e religiosa del paese.
E non era nemmeno scomparsa nell’immaginario collettivo l’impressione di sgomento e di orrore che ancora attanagliava l’animo per l’assassinio dell’arciprete-prelato Onorato Grimaldi avvenuto due mesi prima (9 ottobre 1639), mentre il paese appariva come blindato dalla persistente presenza delle guardie armate del Tribunale di Trani, con a capo il suo preside per le indagini sul delitto che tanto scalpore aveva suscitato nell’intera provincia.
Tornando a quel 4 dicembre del 1639, emerge limpidamente dal contesto dell’atto notarile l’incisiva spettacolarità di cui si volle circondare l’evento dell’istituzione canonica della nuova confraternita intestata alla Madonna del Rosario, Regina delle Vittorie, che nell’intenzione delle autorità religiose interessate doveva chiudere una dolorosa parentesi per la comunità ecclesiale, ancora scioccata, quasi da incubo, sotto il peso di tante esperienze negative di quegli anni.
E tutti appaiono sollecitati, in quella circostanza, da un uguale bisogno del ricorso della Vergine con l’iniziale recita del salterio, come si chiamava in quel tempo la pia pratica rosariana, per un conforto materno.
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E non era nemmeno scomparsa nell’immaginario collettivo l’impressione di sgomento e di orrore che ancora attanagliava l’animo per l’assassinio dell’arciprete-prelato Onorato Grimaldi avvenuto due mesi prima (9 ottobre 1639), mentre il paese appariva come blindato dalla persistente presenza delle guardie armate del Tribunale di Trani, con a capo il suo preside per le indagini sul delitto che tanto scalpore aveva suscitato nell’intera provincia.
Tornando a quel 4 dicembre del 1639, emerge limpidamente dal contesto dell’atto notarile l’incisiva spettacolarità di cui si volle circondare l’evento dell’istituzione canonica della nuova confraternita intestata alla Madonna del Rosario, Regina delle Vittorie, che nell’intenzione delle autorità religiose interessate doveva chiudere una dolorosa parentesi per la comunità ecclesiale, ancora scioccata, quasi da incubo, sotto il peso di tante esperienze negative di quegli anni.
E tutti appaiono sollecitati, in quella circostanza, da un uguale bisogno del ricorso della Vergine con l’iniziale recita del salterio, come si chiamava in quel tempo la pia pratica rosariana, per un conforto materno.
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Per le loro espressioni toccanti dovevano aver sperimentato essi stessi, gli estensori del verbale di fondazione, quei sentimenti di grande fervore religioso e di devozione di cui erano pervasi tutti i presenti alla grande assemblea raccoltasi nella chiesa conventuale di Santa Maria la Nova dei Minori Osservanti, per un voto alla Vergine del SS. Rosario a opera degli associati al nuovo sodalizio, nella maggior parte costituito da capofamiglia della nobiltà locale oltre che il capitolo e il popolo tutto. E tutti, come tiene a porre in evidenza il verbale notarile “prostrati e in lacrime ai piedi nel nuovo altare eretto in suo onore, venerando, invocando e onorando a gran voce la Vergine del Rosario come loro speciale signora, patrona, avvocata, protettrice e mediatrice presso Dio per loro, per la città, clero e popolo”, facendo voto di tenere ogni anno, nella prima domenica di ottobre, una processione penitenziale in suo onore (come avvenne appunto in quella prima domenica di ottobre del 1639), perché liberi da ogni specie di pestilenza, dalla fame e dalla guerra la città e i suoi abitanti.
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Ma oggi nessuno bada più allo spirito penitenziale che animò quella prima processione votiva.
Come tutte le cose umane durò lo spazio di un mattino anche quel fervore iniziale del nascente sodalizio, che si adagiò sull’aura popolare, entrando poi in crisi come tutti gli altri sodalizi confraternali nei subentrati condizionamenti imposti dalla cultura illuministica, trascurando persino di dotarsi di un proprio statuto.
Come tutte le cose umane durò lo spazio di un mattino anche quel fervore iniziale del nascente sodalizio, che si adagiò sull’aura popolare, entrando poi in crisi come tutti gli altri sodalizi confraternali nei subentrati condizionamenti imposti dalla cultura illuministica, trascurando persino di dotarsi di un proprio statuto.
Vi provvede infatti il visitatore apostolico Mons. Pacecco, nel 1725, operando una vera e propria rifondazione del pio sodalizio mediante un apposito decreto dotandolo di proprio statuto, mentre già subentrava la nuova e plebiscitaria devozione verso la Madonna di Sovereto, eletta a protettrice della città, riservandole la cittadinanza terlizzese e ritualità e feste spettacolari tra il tripudio dei fedeli. Ma non mancherà, comunque, lo stesso popolo devoto di perorare e ottenere un uguale titolo anche per la Madonna del Rosario, mentre l’omonima confraternita era intenta a istituire in suo onore una celebrazione festosa altrettanto spettacolare.
Con la soppressione dell’ordine dei Minori Osservanti, la confraternita dovette sloggiare dalla chiesa di Santa Maria, trovando ospitalità dapprima nella chiesa del Carmine e poi in quella di S. Bartolomeo (oggi S. Giuseppe) e infine nella chiesetta dell’Annunziata, fin quando, nel 1862, riuscì a dotarsi di un proprio oratorio costruendolo su una piccola porzione di terreno acquistata dal sodalizio del Monte dei Morti (oggi scomparso).
Tornò quindi la confraternita a riappropriarsi dell’antica simpatia devozionale del popolo per la Madonna del Rosario e della generosità di molti devoti, che le permisero, nel 1932, di poter ingrandire la chiesa spostandone l’ingresso dal portale di Anseramo da Trani, al fronte adiacente alla chiesa del Purgatorio.
E non mancò altresì lo stesso sodalizio del Rosario, nel corso del tempo e delle mutate situazioni ambientali, di mentalità, di cultura per quanto concerne la gestione del sacro, di adeguarne le proprie celebrazioni rituali allo stesso clima festaiolo di tutte le altre. Anche la sua processione la prima domenica di ottobre, depose l’umile veste penitenziale per indossare quella solenne della festa e del trionfo, sull’onda emotiva del ricordo storico della vittoria di Lepanto (1571) e della relativa proclamazione papale in onore della Madonna del Rosario insignita del titolo di Regina delle Vittorie. I confratelli indossano una mozzetta nera su camice bianco.
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- Testo tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa - Le chiese” di Mons. Gaetano Valente.
- Foto a cura di Francesco De Nicolo.
Con la soppressione dell’ordine dei Minori Osservanti, la confraternita dovette sloggiare dalla chiesa di Santa Maria, trovando ospitalità dapprima nella chiesa del Carmine e poi in quella di S. Bartolomeo (oggi S. Giuseppe) e infine nella chiesetta dell’Annunziata, fin quando, nel 1862, riuscì a dotarsi di un proprio oratorio costruendolo su una piccola porzione di terreno acquistata dal sodalizio del Monte dei Morti (oggi scomparso).
Tornò quindi la confraternita a riappropriarsi dell’antica simpatia devozionale del popolo per la Madonna del Rosario e della generosità di molti devoti, che le permisero, nel 1932, di poter ingrandire la chiesa spostandone l’ingresso dal portale di Anseramo da Trani, al fronte adiacente alla chiesa del Purgatorio.
E non mancò altresì lo stesso sodalizio del Rosario, nel corso del tempo e delle mutate situazioni ambientali, di mentalità, di cultura per quanto concerne la gestione del sacro, di adeguarne le proprie celebrazioni rituali allo stesso clima festaiolo di tutte le altre. Anche la sua processione la prima domenica di ottobre, depose l’umile veste penitenziale per indossare quella solenne della festa e del trionfo, sull’onda emotiva del ricordo storico della vittoria di Lepanto (1571) e della relativa proclamazione papale in onore della Madonna del Rosario insignita del titolo di Regina delle Vittorie. I confratelli indossano una mozzetta nera su camice bianco.
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- Testo tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa - Le chiese” di Mons. Gaetano Valente.
- Foto a cura di Francesco De Nicolo.