È da notare innanzi tutto che il culto reso dalla comunità locale ai due santi fratelli medici, Cosma e Damiano, è molto antico.
Fu un gruppo di benemeriti cittadini, nobili, proprietari, campagnoli e artieri a dar vita al sodalizio confraternale. Nell’atto costitutivo di fondazione, redatto il 9 aprile 1822, fu stabilito dai soci fondatori di denominare il sodalizio “sotto il titolo della Madonna delle Grazie”, non mancando la plebiscitaria devozione per quell’antico titolo mariano a propiziarne l’ampia popolarità e l’immediata approvazione da parte delle autorità ecclesiastiche, ricevendo altresì, l’anno seguente il legale regio assenso per il proprio statuto sociale.
Tra le vicissitudini di alcuni decenni di vita raminga da una chiesa all’altra, il sodalizio aveva maturato l’esperienza di un nuovo indirizzo culturale praticato soprattutto nel proprio oratorio di Torre Carelli, assecondando la rinverdita devozione popolare verso i Santi Medici.
Fu, così, che nel 1857 ne assunse il relativo titolo, unendolo a quello originario della Madonna delle Grazie.
Fu una mossa indovinata che spianò la strada alla soluzione del problema più importante, quello della ricerca di una propria identità e, soprattutto, di una propria sede stabile, rimeritandogli un più ampio favore presso il più ampio pubblico di devoti.
Non ci mise quindi tanto a individuare e ritagliarsi uno spazio nel popoloso nuovo quartiere “Tripoli”, a forte vocazione espansiva.
Nei primi mesi del 1924 venne aperto il cantiere e l’8 luglio 1928 la chiesa ottenne la sua agibilità con una prima benedizione del vescovo diocesano, tra il tripudio festante di tantissimi devoti e benefattori.
Si attese però il completamento delle rifiniture per la consacrazione che avvenne nel 1930, sotto lo stesso vescovo diocesano Mons. Pasquale Gioia ponendola naturalmente, sotto il titolo dei Santi Cosma e Damiano.
A distanza di poco più di un decennio questa chiesa fu prescelta a sede parrocchiale dal vescovo diocesano dell’epoca Mons. Achille Salvucci.
I membri dalla confraternita si distinguono per la mozzetta rossa.
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- Testo tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa - Le chiese” di Mons. Gaetano Valente.
- Foto a cura di Francesco De Nicolo.
Fu un gruppo di benemeriti cittadini, nobili, proprietari, campagnoli e artieri a dar vita al sodalizio confraternale. Nell’atto costitutivo di fondazione, redatto il 9 aprile 1822, fu stabilito dai soci fondatori di denominare il sodalizio “sotto il titolo della Madonna delle Grazie”, non mancando la plebiscitaria devozione per quell’antico titolo mariano a propiziarne l’ampia popolarità e l’immediata approvazione da parte delle autorità ecclesiastiche, ricevendo altresì, l’anno seguente il legale regio assenso per il proprio statuto sociale.
Tra le vicissitudini di alcuni decenni di vita raminga da una chiesa all’altra, il sodalizio aveva maturato l’esperienza di un nuovo indirizzo culturale praticato soprattutto nel proprio oratorio di Torre Carelli, assecondando la rinverdita devozione popolare verso i Santi Medici.
Fu, così, che nel 1857 ne assunse il relativo titolo, unendolo a quello originario della Madonna delle Grazie.
Fu una mossa indovinata che spianò la strada alla soluzione del problema più importante, quello della ricerca di una propria identità e, soprattutto, di una propria sede stabile, rimeritandogli un più ampio favore presso il più ampio pubblico di devoti.
Non ci mise quindi tanto a individuare e ritagliarsi uno spazio nel popoloso nuovo quartiere “Tripoli”, a forte vocazione espansiva.
Nei primi mesi del 1924 venne aperto il cantiere e l’8 luglio 1928 la chiesa ottenne la sua agibilità con una prima benedizione del vescovo diocesano, tra il tripudio festante di tantissimi devoti e benefattori.
Si attese però il completamento delle rifiniture per la consacrazione che avvenne nel 1930, sotto lo stesso vescovo diocesano Mons. Pasquale Gioia ponendola naturalmente, sotto il titolo dei Santi Cosma e Damiano.
A distanza di poco più di un decennio questa chiesa fu prescelta a sede parrocchiale dal vescovo diocesano dell’epoca Mons. Achille Salvucci.
I membri dalla confraternita si distinguono per la mozzetta rossa.
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- Testo tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa - Le chiese” di Mons. Gaetano Valente.
- Foto a cura di Francesco De Nicolo.