CONFRATERNITA DI S. GIOACCHINO

Per il suo coinvolgimento nelle tristi vicende della Chiesa locale di quegli anni, va segnalato che non si possiede un esplicito documento circa la sua fondazione, che risulta registrata solo una dozzina di anni dopo.
Dalla successiva documentazione ufficiale risulta comunque fondata nel novembre del 1713. Fu il notissimo e santo predicatore gesuita padre Domenico Bruno, forse a conclusione di qualche missione popolare in paese, a erigerla nella chiesa del Purgatorio, ponendola, secondo una sua prassi collaudata da tempo, sotto la denominazione abbinata di un mistero mariano, nel nostro caso della “Presentazione di Maria SS. al Tempio”, e di S. Gioacchino.
È interessante puntualizzare che il padre Bruno va ricordato, per la storia di quel tempo, come uno dei maggiori esponenti della strategia missionaria gesuitica, per aver fondato nella sola provincia di Bari più di una trentina di sodalizi confraternali, dopo altrettante missioni popolari.
La neonata confraternita, fu presa in cura dal prefetto della collegiata del Purgatorio, don Carlo Assalemme.
Ma perché tutto quel ritardo per la sua approvazione canonica, mente già da tempo era in possesso di una propria chiesa? Una questione di politica interna.
L’autorità legittima della comunità ecclesiale risiedeva nell’arciprete-prelato e nella sua Curia. Entrambe le istituzioni assunsero un atteggiamento persecutorio nei confronti della confraternita negandole nel corso di ben dodici anni il decreto di riconoscimento, proprio per i gravi dissidi esistenti tra le due collegiate, quella legittima di S. Michele Arcangelo e quella del capitolo selvaggio del Purgatorio.

Il torto della confraternita era quello di essere nata in tempo e luogo sbagliati. La sua erezione canonica con i relativi statuti, già formulati da quel sant’uomo di padre Francesco Paolo Confreda, avranno la sanzione legale solo nel 1725 con la visita apostolica del Vescovo di Bisceglie Mons. Pacecco.
Il visitatore fece però anche di più. Riuscì a recuperare da Dionigi Schettini, capostipite della nobile famiglia e membro autorevole della società del tempo, il capitale di 500 ducati per l’istituzione di una scuola d’humanità per giovani avviati al sacerdozio nel recinto di S. Ignazio, cioè chiesa e locali annessi, che proprio in quel frattempo si stavano costruendo con il maggiore contributo del padre spirituale, il già noto padre Francesco Paolo Confreda, su un suo terreno donato alla confraternita.
La confraternita mantenne fede al suo impegno per molti anni, anche dopo la morte del padre Confreda (1750), ma poi la gestione delle scuole e del relativo capitale di 500 ducati venne trasferita d’autorità dall’arciprete-prelato al capitolo della collegiata.
Il regio assenso venne firmato da Ferdinando IV in data 30 novembre 1767, un autentico primato, che non mancò di suscitare in seguito un vero vespaio di polemiche tra le confraternite. Un coevo decreto regio, infatti, annullando qualsiasi prassi precedente in materia, disponeva che ogni diritto di anzianità e di precedenza delle confraternite andava regolato in base alla data del regio assenso.
La confraternita di S. Gioacchino ha oggi sede nella chiesa di S. Ignazio. I suoi membri indossano mozzetta verde con i bordi e i bottoni rossi.
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- Testo tratto dal libro “Terlizzi. La Chiesa - Le chiese” di Mons. Gaetano Valente.
- Foto a cura di Francesco De Nicolo.
** Esprimo il mio doveroso e sentito ringraziamento al giovane amico Francesco De Nicolo per avermi dato la possibilità, con le sue ricerche, di realizzare questa scheda monografica sulla Settimana Santa di Terlizzi.